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Campagna associativa 2016. Seconda comunicazione (4 ottobre)

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Cari soci, ma anche cari concittadini

Stiamo proseguendo gli incontri della campagna associativa 2016 in vista dell’assemblea del 12 novembre.

Dai colloqui emerge la consapevolezza del ruolo che Val di Paglia bene comune ha avuto in questi tre anni inserendo i temi della rigenerazione ambientale e della riqualificazione urbana nelle politiche del dopo catastrofe.
Emerge anche la consapevolezza che i risultati di cui si intravede la realizzazione non sono definitivamente acquisiti e che dunque c’è bisogno di continuare le nostre azioni. Per fortuna, emerge anche la volontà di partecipazione, di impegno e di coinvolgimento personale da parte degli associati.

Quali forme concrete possono assumere queste volontà?
Riepiloghiamo, con un poco di dettaglio, quanto già accennato nella precedente comunicazione.
Il Comitato direttivo, che è l’organismo di definizione dei programmi e di gestione dell’associazione, deve essere rinnovato. È composto di sette membri ed ognuno dei soci può candidarsi. Dunque ci si può impegnare diventando membri del Comitato direttivo.
Il Parco del Paglia comincia ad essere realizzato. Stanno giungendo a termine i lavori di mitigazione del rischio e presto si produrranno le progettazioni esecutive per connettere tra loro la rupe e la valle attraverso percorsi salutistici e socio-culturali; per sistemare la rete di sentieri che innervano il bacino idrico del Paglia nel tratto di sviluppo delle zone urbane; per diffondere lo sport di cittadinanza attraverso la realizzazione lungo i corsi del torrente Carcaione a Ciconia, del fosso dell’Abbadia ad Orvieto Scalo, dei fossi Albergo la Nona e del Leone a Sferracavallo di percorsi benessere, attraverso il recupero dell’impianto sportivo De Martino e la bonifica degli spazi limitrofi, attraverso il ripristino dell’impianto di pesca sportiva, attraverso migliorie agli impianti per le pratiche di sport popolari; per realizzare gli orti Urbani; per realizzare la Sentieristica ippo – ciclo – pedonale sui fossi Albergo la Nona e del Leone; sul fiume Paglia per il tratto Orvieto scalo – Porto di Pagliano e Parco del Tevere (sinistra idraulica) e Orvieto Scalo – Allerona e Parco di Villalba e di Monte Rufeno (Destra idraulica); sul Chiani per il collegamento con la ciclopista già esistente fino a Chiusi.
Per ognuno di questi temi vorremmo individuare dei gruppi di lavoro che rendano effettivo il senso della cosiddetta progettazione partecipata. Stiamo verificando l’interesse delle associazioni che abbiamo coinvolto, già nell’aprile del 2014, nell’Accordo tra le associazioni per il parco.
Dunque, la volontà di impegno dei soci di Val di Paglia bene comune potrebbe tradursi nella partecipazione a questi gruppi.
La riqualificazione urbanistica. Qualche tempo fa, per qualche giorno, hanno circolato copie semiclandestine della bozza di progetto immobiliare che Trenitalia e Busitalia avrebbero intenzione di realizzare ad Orvieto scalo per finanziare la sistemazione funzionale dello scalo passeggeri.
La volontà di impegno dei soci di Val di Paglia bene comune potrebbe tradursi in un contributo a rendere effettivamente partecipato il progetto di riqualificazione urbanistica.

La comunicazione. Il nostro sito web è fonte di informazioni e di documenti. Ci sarebbe da perfezionarlo. Come sarebbe da perfezionare la nostra presenza sui social. Sarebbe importante anche dotarci di una news letter periodica.
La volontà di impegno dei soci potrebbe tradursi nella partecipazione a queste attività apportando un contributo di tipo redazionale.

Le iniziative. In questi tre anni abbiamo messo in campo vari tipi di iniziative: le corvè civiche (le pulizie di vie e piazzette); gli allestimenti (le Code di Paglia, la Rotonda sul mare); le manifestazioni sportive (Bicincittà); le conferenze; i convegni (Il Sistema del Paglia. I problemi, i valori, Orvieto 20 dicembre 2013); le cene sociali e altro ancora.
La volontà dei soci potrebbe tradursi nell’assunzione di qualcuno degli oneri organizzativi e realizzativi di iniziative analoghe.

Tutto ciò ha il valore di una prima esemplificazione. Attiveremo ciò che saremo in grado di implementare e altro potremo integrare sulla base delle competenze e delle abilità de soci-collaboratori.

Rinnoviamo l’appello. Rispondete a questa lettera.
Diteci se siete interessati a figurare negli organismi o nei vari gruppi di lavoro che potremmo costituire. La causa del Paglia come bene comune ha ampi spazi.
A presto. Buona giornata

Il Direttivo

Campagna associativa 2016. Prima comunicazione (26 settembre)

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Cari soci, ma anche cari concittadini

Val di Paglia bene comune, la nostra associazione ha tre anni. Tre anni e mezzo ad essere precisi.
Tutti ci ricordiamo e fin troppo bene l’esondazione del Paglia che fu la catastrofica causa della sua costituzione; è venuto il momento di chiederci se sono ancora valide le ragioni e gli scopi per cui ci siamo associati.

Poniamoci qualche domanda.
– Gli abitati vulnerabili sono ora più sicuri?
– Oltre alla costruzione di alcune difese passive, si è messo mano alla sistemazione del reticolo fluviale?
– È migliorata la possibilità di accedere al fiume?
– Sono state condotte operazioni di rigenerazione ambientale?
E di riqualificazione urbanistica?
– È pronto un disegno complessivo che metta insieme la tutela del nostro territorio e lo sviluppo complessivo della comunità?

Ad ognuna di queste comande siamo purtroppo costretti a rispondere no. E, purtroppo, tutti questi no sono la conferma che le ragioni e gli scopi della nostra associazione sono validi e che Val di Paglia bene comune deve continuare la sua attività. Infatti è un suo merito specifico, attraverso tutte le iniziative realizzate, l’aver collocato i temi elencati sopra nell’agenda politica cittadina. Ma c’è ancora molto lavoro da fare perché siano attuati pienamente e non in qualche forma riduttiva.

Ecco allora che ricominciamo la Campagna associativa, un po’ trascurata l’anno scorso per i tantissimi impegni assunti di cui abbiamo cercato di dar conto.
Il 12 novembre faremo la nostra assemblea di cui presto invieremo l’ordine del giorno per consentire a ciascuno di inviare riflessioni e suggerimenti e di partecipare.
Fino ad allora cercheremo di contattare tutti soci, per il rinnovo dell’associazione e per sentire la disponibilità di impegno. Infatti, gli organismi (Direttivo e Collegio Revisori) sono da rinnovare e ci piacerebbe costituire gruppi di lavoro su specifici temi. Anche su questo, presto faremo circolare le nostre idee.

Intanto un appello. Rispondete a questa lettera.
Diteci se siete disponibili a darci una mano per le associazioni. Vi forniremo alcune schede e il blocchetto ricevute.
Diteci se siete interessati a figurare negli organismi o se avete qualche idea sui programmi che Val di Paglia bene comune potrebbe darsi.

A presto. Buona giornata

Il Direttivo

Orvieto come Cnosso. Presto pronto il labirinto di Orvieto scalo

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Finalmente! Si cominciano finalmente ad intravedere gli elementi salienti della più importante opera pubblica di questo inizio millennio, straordinario esempio di tutela ambientale, di sviluppo territoriale multisettore e di progettazione partecipata cui hanno contribuito, coordinandosi intelligentemente tra loro, tutti gli enti competenti dell’orvietano e della regione, e che tutta la città stava aspettando da tempo.
E’ quasi pronto il progetto organico per risollevare Orvieto e il suo territorio dallo stato di crisi e rimettere in moto lo sviluppo.
Orvieto’s Amazing Maze. The Eight World Wonder (L’ottava meraviglia del mondo: lo straordinario labirinto di Orvieto) è il claim già pronto a varcare gli oceani. E come Orvieto già fu la città degli Etruschi, del duomo, del Pozzo di San Patrizio, della caserma o del vino, d’ora in poi Orvieto sarà la città del Labirinto.

Accostare Orvieto a Cnosso, il modello classico di ospitalità turistica ad alto indice di permanenza, ha costituito la matrice di questo lavoro di visioning grazie al quale Orvieto e il suo territorio ormai possono guardare con fiducia al futuro. A differenza di quello di Cnosso, che ha un committente (Minosse) e un realizzatore (Dedalo), il labirinto di Orvieto Scalo è un’opera collegiale ma non anonima al cui interno, per rispetto alla tradizione, saranno chiusi gli autori. Speriamo tutti e per sempre come nello spirito della cosa.

Era difficile coordinare la realizzazione di infrastrutture stradali, di arginature contro il rischio idraulico, di interventi per la riqualificazione e il decoro urbani, di rifunzionalizzazione del trasporto passeggeri treno e autobus, di impianti illuminotecnici perché, oltre a svolgere la propria funzione, andassero a costituire quell’intrigo di architetture impossibile che fino ad oggi soltanto Escher, ma soltanto sulla carta e soltanto con riferimento ad edifici, aveva saputo soltanto immaginare. Nel Labirinto di Orvieto Scalo il groviglio, l’intrigo, il dedalo inestricabile raggiunge la perfezione concreta della materia e sarà impossibile uscirne indifferenti.

Per un rapidissimo virtual tour, partiamo dalla cosiddetta Porta di Orvieto.
Arguta l’apposizione di un marciapiede tra il centro commerciale e il casello dell’autostrada, cioè tra due “non luoghi”: indurrà all’errore qualsiasi pedone e farà arrabbiare qualsiasi automobilista. Sagace, invece, lasciare nell’oscurità la rete di stradine collaterali per dare alla zona l’effetto Bronx e dissuadere qualsiasi transito pedonale. Geniale far credere che da via Ulderico Stornelli si possa accedere al fiume: c’è una prima trappola costituita dalla variante, lì si diventa bersagli delle automobili; gli scampati poi si troveranno di fronte un muro d’argine che metterebbe in difficoltà anche l’Uomo Ragno, ma saranno continuamente allettati a tentare la scalata dalla pavimentazione pedonale della sommità che una mano crudele e cinica ha provveduto a stendere. Supponiamo che in una sorta di Pac-Man reale, qualcuno riesca ad issarsi sulla sommità del muro/terrapieno: allora percorrerà il sentiero fino ad arrivare alla balaustra del ponte dell’Adunata e lì sarà costretto a fermarsi. Oppure, tornando indietro, dovrà intuire l’utilità di una rampa fatta contro verso e scendere di un livello. Ma stavolta a bloccarlo, dopo aver individuato la via sotto il ponte, sarà un canale scoperto per le piogge meteoriche. Dentro il quale correrà effettivamente il rischio di cadere, allucinato dall’illuminazione del parco, proditoriamente spostata sulle rotonde della complanare. Zompando su un canale e su un fosso potrebbe voler traversare il Paglia sulla passerella, e qui sarà preda del caso. Infatti la passerella c’è, ma potrebbe anche non esserci per via dell’adeguamento alle mutate condizioni di rischio, impellente e continuamente rimandato. L’adeguamento, non il rischio! E che non si provi a prendere un treno, perché prima bisogna prendere un bus. Ma per l’una e l’altra cosa bisogna aver realizzato un nuovo centro commerciale! E su tutto c’è sempre il rischio inondazione, forse non per esondazione del fiume, ma per mancato deflusso delle acque di fognatura e piovane.

E’ solo un piccolo assaggio, ma ciascuno già vede quanto sia attrattivo il Labirinto per turisti slow, green e trekking e quanto bene assecondi i corretti stili di vita della popolazione. Altro che il Parco fluviale per la ricucitura urbanistica della parte moderna della città di Orvieto che valorizzava il reticolo fluviale del Paglia ai piedi della rupe.

Il Comune di Orvieto ci aveva assicurato che entro settembre avremmo avuto un Master Plan degli interventi sul reticolo fluviale in ambito urbano, dei rendering delle realizzazioni più significative e un accordo per la progettazione partecipata del Parco Urbano del Paglia. Sono stati fatti soltanto un paio di sopralluoghi.
Il Contratto di Fiume aveva pensato di realizzare un “focus” sullo stato dei cantieri. Pensiamo sia ancora a livello di intenzione.
Intanto i cantieri continuano scoordinati il loro lavoro: predispongono il Labirinto, non il Parco.

Il Direttivo

Scarica il PDF: il-labirinto-di-orvieto-scalo

Seconda cartolina: la riva destra a valle del ponte dell’Adunata

p1030713_miniEcco ciò che si vede affacciandosi dal ponte dell’Adunata e guardando sulla riva destra del Paglia. Sappiamo che quest’arginatura arriverà fin sotto il depuratore e sarà di difesa passiva dalle acque di una eventuale piena per la zona di abitato più vulnerabile di Orvieto Scalo. E’ l’opera più imponente di quelle previste e torniamo a segnalare la mancanza di una visione prospettica e di un rendering che renda comprensibile l’aspetto del manufatto una volta terminato.
Per le ragioni spiegate nella prima cartolina, sospendiamo il giudizio riguardo l’efficacia e la congruenza.
Per ciò che concerne la possibilità che l’opera contribuisca alla rigenerazione urbanistica della zona, trasformando l’attuale “terra di nessuno” in un parco fluviale accessibile ed attrattivo, ecco qualche rapida considerazione e qualche quesito relativo.
L’impianto sportivo De Martino, il ciclodromo e le aree circostanti sono mantenute decorose solo dagli appassionati. Con pochi interventi mirati possono offrire opportunità e servizi e diventare impianti integrati per il Rugby, che registra uno straordinaria crescita di consenso qui ad Orvieto e per il ciclismo, oltre al ciclodromo sarebbe da ripristinare il tracciato per il cross e integrare quelli per Bmx e Mountain bike. Si costituirebbe un “polo per lo sport di cittadinanza”. Come verranno prese in considerazione le tante ipotesi fatte durante mesi di progettazione partecipata?
La lunga scogliera e il terrapieno, offrono opportunità per ampie passeggiate vicino al fiume e lontani dalle strade, anche quelle in costruzione. Come saranno pavimentate le sommità perchè siano “ippo-ciclo-pedonali”? E’ stata curata la percorribilità pedonale sotto il ponte e dunque l’accessibilità da Orvieto Scalo? Come si realizzerà l’accesso da via Ulderico Stornelli? Dove saranno posizionate le fontanelle? Cosa si pensa di piantumare? Come si realizzerà la passerella a valle della briglia?
Se quadri politici e tecnici dell’amministrazione comunale avessero curato una progettazione organica di riqualificazione, doverosa all’indomani della “piena”, avremmo già avuto le risposte. Che invece mancando diventano urgenti e necessarie ora. Da parte dell’autorità politica (Comune), tecnica (Bonifica) ed esecutiva (ditte appaltatrici) perché sia tutto chiaro lungo la catena dalla decisione alla realizzazione.
Chiudiamo questa cartolina con una battuta. Qualche tempo fa è stato presentato un progetto per la riqualificazione della cosiddetta Porta di Orvieto che riguarda il pezzo di SS 205 tra il casello e il Centro commerciale. E’ necessaria anche quella, ci mancherebbe, ma non prioritaria, né esclusiva. In assenza di qualsiasi attenzione al fiume e alla qualità della vita degli abitanti di questa zona, un nostro associato, sconsolato ha commentato: « è come aver messo il vestitino della festa ad una bambina senza cambiarle le mutandine sporche. Solo apparenza!»

Come già per la prima cartolina, rimaniamo in attesa di risposte e opportunità di chiarimento.
Qui sotto, una veduta del parco fluviale di Palazzolo sull’Oglio. Tra la prima immagine e questa misuriamo la distanza tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.
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Scarica:la-riva-destra

La “piena” dei dubbi: i cantieri nel Paglia, aprile 2106. Prima cartolina

Il tratto urbano dell’alveo del fiume Paglia a valle del ponte dell’Adunata è un fermento di cantieri: ruspe e camion al lavoro. I pochi e malmessi cartelli recitano “Interventi urgenti per la mitigazione del rischio idraulico”. Il linguaggio burocratico e tecnico non si cura dei paradossi: possono essere ancora definiti “urgenti” gli “interventi” che arrivano dopo 4 anni dall’alluvione? Né si cura della corrispondenza tra ciò che dice e ciò che fa: non si tratta di mitigazione del rischio, il rischio resta quello, è legato alla vulnerabilità degli abitati, sulla quale può forse intervenire la politica con strategie di lungo termine, e alla imprevedibilità del clima.

Molto più modestamente, gli scoticamenti, gli sbancamenti, le trincee che si vedono sono le preparazioni per le difese passive di porzioni dell’abitato che dovrebbero mitigare gli effetti al suolo di una eventuale esondazione proteggendo le abitazioni, i negozi e le officine più esposti.

Riconosciuti i limiti di ciò che verrà realizzato è comunque da sottolineare che l’insieme costituisce l’intervento pubblico più importante degli ultimi anni sugli abitati di Orvieto Scalo e di Ciconia. E allora è doveroso interrogarsi sull’efficacia e sulla congruenza. Speriamo di non dover mai sperimentare l’efficacia in presenza di un’altra esondazione come quella del 2012; ma è certo, per esempio, che se non saranno risolte le questioni riguardanti la rete fognaria, le arginature realizzate potrebbero avere addirittura effetti peggiorativi. Riguardo la congruenza siamo costretti a sospendere il giudizio. Saranno stati presi in considerazione i dati dell’idrologia ufficiale e le progettazioni saranno state condotte attraverso modalità istituzionalmente corrette. Ma è certo che il territorio non è stato ascoltato; mancando dunque la “storia” delle cose, non sapremo mai se la soluzione ufficialmente adottata e’ l’unica, la migliore, o come molto più probabile, solo una delle possibili, preferità in virtù di interessi, economici e tecnici, particolari e non generali. Sugli appalti non inferiamo nulla: per quel che si vede dovrebbe aver funzionato il “manuale Cencelli”.

Un’opera pubblica così importante ha impatti urbanistici e sociali altrettanto importanti. Adeguatamente partecipata avrebbe potuto porre le basi per riqualificare gli abitati moderni di Orvieto, riconnetterli tra loro e con il centro storico, realizzare opportunità per migliorare la qualità della vita, incrementare il benessere dei cittadini e indurre qualche innovazione per lo sviluppo.

Può, ancora fare tutto questo? Forse sì, almeno in parte. Per recuperare quanto possibile una progettualità organica, partecipata e coinvolgente, che è fondamentale e che manca, noi cominceremo ad inviare una serie di “cartoline”, una per ogni cantiere, per evidenziare le criticità e le potenzialità. Poi chiederemo sopralluoghi, approfondimenti sui progetti, organizzeremo focus group con la popolazione e assemblee.

Cosa faranno gli enti, le istituzioni, le società appaltanti e quelle appaltatrici per far sì che la più importante opera pubblica degli ultimi anni qui nell’orvietano sia effettivamente al servizio dello sviluppo di comunità? Avremmo già due richieste: predisporre e rendere accessibili tavole chiare dei progetti e rendering dell’aspetto finale che avranno le singole opere insieme all’impegno che ogni economia prodotta sarà reinvestita sul territorio in accordo con le associazioni che si impegnano per la fruizione pubblica dell’alveo del fiume.

A presto con la prossima cartolina,

Il Direttivo

Scarica La “piena” dei dubbi

Lettera ai soci, inizio anno 2016

Car@ soci@,

Oltre agli auguri per un buon 2016, questo inizio d’anno ci sembra il periodo più idoneo per fare il punto della situazione.
A partire dalla primavera vedremo i cantieri nell’alveo del Paglia. Devono costruire difese passive per proteggere da eventuali piene alcune zone di Orvieto Scalo e di Ciconia; migliorare le dinamiche di scorrimento delle acque del fiume e dei suoi confluenti; cominciare un percorso di riqualificazione urbanistica e di rinaturalizzazione. E’ una buona notizia, ma è opportuno ricordare che ci sono voluti più di tre anni dalla piena del novembre 2012, che ci sono stati degli interventi incongrui, che la progettazione non è stata proprio lineare e partecipata d amcora non è organica.
Proprio per questo occorrerà monitorare i lavori e sollecitare i responsabili politici e tecnici dei vari enti in nome dell’efficacia, della congruenza e della tempestività.

Il Consorzio di Bonifica realizzerà argini sia in riva sinistra che destra. Il progetto preliminare è noto da più d’un anno ed è stato oggetto di apprezzamenti e di critiche.
Le opere saranno efficaci solo se contemporaneamente ci sarà l’adeguamento del sistema fognario: per questo non siamo a conoscenza di nessun progetto di insieme.
Inoltre, i tempi le modalità di esecuzione degli argini possono trasformare questi “convogliatori” di eventuali piene in reali barriere architettoniche per la fruizione del fiume e del suo alveo.
Analoghe considerazioni valgono per gli interventi sugli affluenti.

La Provincia, o ciò che ne rimane, realizzerà opere di ripristino del corso del fiume. Sono di modesta entità ma è necessario che siano realizzate in sinergia con interventi di regimentazione delle acque piovane. Pena nuovi crolli, smottamenti e frane in aree urbane nevralgiche.

Il Comune inizierà la realizzazione del parco urbano del Paglia. Un intervento che consentirà un primo recupero di spazi verdi. Ma questo diverrà segnificativo, per gli stili di vita della popolazione e per possibili utilizzazioni di economia sociale, soltanto quando si arriverà a considerare l’alveo del Paglia come uno spazio verde e baricentrico capace di interconnettere tra loro Sferracavallo, Orvieto Scalo e Ciconia.

Noi, continueremo ad esercitare quei ruoli di cittadinanza attiva che abbiamo interpretato fino ad oggi per cercare più efficaci livelli di coprogettazione, per migliorare la comunicazione tra istituzioni e comunità, per influenzare le politiche verso uno sviluppo di comunità.
Per questo cercheremo di far sentire la nostra voce nei vari contesti dove prendono forma le strategie pubbliche di sviluppo; dall’Area interna dell’Orvietano, al Contratto di fiume Paglia, al Gruppo di Azione Locale dell’Orvietano e del Trasimeno.
Faremo proposte e cercheremo di presentare progetti.

Si preannuncia dunque un anno intenso che dobbiamo affrontare con rinnovate energie. Per questo presto faremo delle iniziative di informazione e riprenderemo la campagna associativa. Entro l’estate, inoltre, faremo l’assemblea per il rinnovo del Direttivo. Fa’ mente locale e mandaci ogni tuo suggerimento, oltre alle consuete attenzioni, abbiamo bisogno del supporto creativo, e magari anche orgnaizzativo, di ognuno.

Bene, per questa prima lettera 2016 è tutto.
Contando sul tuo interesse e la tua partecipazione, un caro saluto

Il Direttivo

Interventi sul Paglia: si dice (atto secondo)

Cesira e Pasquino si incontrano davanti all’edicola.

Pasquino: Cesi’, legge ‘n po’ qui. Stavorta è vero
Cesira: Ma ché?
Pasquino: La Provincia affida le lavore.
Cesira: La Provincia? Ma nun l’ìono chiusa la Provincia?
Pasquino: Se vede che pe’ quarcosa è ‘ncora uperta.
Cesira: E che lavore affida ‘sto pezzo de la Provicncia ‘ncora uperto?
Pasquino: Te lo leggo sìnnò me sbajo: affida le lavore finanziate per intervente urgente.
Cesira: Ma quelle l’aronno fatte, sarò quelle già cascate.
Pasquino: ‘l giornale è de iere.
Cesira: Hae detto intervente urgente, so’ passate tre anne da la piena.
Pasquino: Sarà che le lavore urgente so’ sempre urgente. E poe nun po’ esse ch’erono quelle già cascate, stavorta c’honno solo 200 mila euri.
Cesira: Che diche, ce sarà lo stesso direttore de le lavore? Io lo proporrebbe a ‘n amico mio pescatore che del fiume sa tutto.
Pasquino: Ma oh, ce vorrà ‘n ingegnere vero.
Cesira: Allora nun va bene manco quello dell’altra volta visto quant’honno durato le cose fatte. Pole esse’ che le piramide dell’egitto ‘ncora stonno su e noe nun semo bbone a mette’ du’ breccole ‘n fila…
Pasquino: Queste so’ lavore nove, legge qui: le lavore so’ concordate co’ ‘l comune e la Bonifica
Cesira: Allora so’ proprio lavore nove, quell’altra vorta ‘l Comune, la Provincia e la Bonifica parìa che se facìono le dispette. E emo visto le risultate. Ma penché le fonno ‘ste lavore?
Pasquino: nu lo dice.
Cesira: Nu lo sonno?
Pasquino: Minonna Addolorata, Cesì. Lo sapronno ma nu lo dicono. No ecco qui, sistemazione del tratto urbano.
Cesira: E mo’ ssì che ho capito. E che sistemono?
Pasquino: Rifonno la scojera sotto ‘l ponte.
Cesira: Quella già cascata. S’aricordarà stavorta ‘l Comune de fa’ le canale dell’acqua piovana? Sinnò semo da capo a tredice.
Pasquino: Dice che l’honno concordato, sarà vero. Poe rifonno la brija, quella è ‘mportante perché sinnò casca ‘l ponte.
Cesira: Simmae c’emo pronto quell’antro…
Pasquino: E poe rimovono e ricollocono gli accumuli, le sasse che se vedono sotto al ponte.
Cesira: Ah le pijono da ‘na parte e le spostono da ‘n’antra: scava la buca, ripiena la buca, scava la buca, ripiena la buca.
Pasquino: Speramo che rifaronno la ripa come quanno c’era ‘l campo de pesca
Cesira: Speramo, via. Era ‘na bella cosa.
Pasquino: Me ricordo che appena la piena, la Provincia c’ìa 300 mila euro pe’ sistema’ ‘l tratto urbano. Fecero vède’ anche le fotomontagge de come sarebbe venuto.
Cesira: Quelle sorde ie le sequestro’ la Reggione perché la Provincia dovìa chiude. Iell’aronno ridate?
Pasquino: So’ ‘n po’ meno. C’avronno carcolato l’interesse passive?
Cesira: Ma quell’antra cosa de la Provincia che fine ha fatto?
Pasquino: La gestione de le bosche su le ripe? Chi lo sa? So sparite tutte quelle che se ne occupavano.
Cesira: Parìa ‘n cosa fatta bene, prima s’era studiata la questione poe se programmavano l’intervente. E’ che così forse ce se magna troppo poco.
Pasquino: A proposito de magna’.
Cesira: E già, è ora de pranzo. Fatime anna’ ché ‘ncora ho da decide che prepara’.
Pasquino: Si, ma ‘gnarà rivedesse: mo partono le lavore quelle vere.
Cesira: A ce credo. Mo’ emo trovato ‘sto filone…

Il Comitato Direttivo

Interventi sul Paglia: si dice

Passerella sul Paglia, Cesira e Pasquino alla “solina” di settembre.

Pasquino: che meraviglia, ‘gna godesse ‘sti momenti.
Cesira: finché possibile…
Pasquino: e perché? Cambia tempo?
Cesira: no, dice che chiudono la passerella pe’ ffa’ le lavore. Dice che già c’honno la ditta, una de fore. Si ce mettono lo stesso tempo che c’honno meso pe’ cambia’ quattro traverse dopo l’alluvione, io nun ce sarò più…

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