Ottobre, 2016

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Campagna associativa 2016. Seconda comunicazione (4 ottobre)

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Cari soci, ma anche cari concittadini

Stiamo proseguendo gli incontri della campagna associativa 2016 in vista dell’assemblea del 12 novembre.

Dai colloqui emerge la consapevolezza del ruolo che Val di Paglia bene comune ha avuto in questi tre anni inserendo i temi della rigenerazione ambientale e della riqualificazione urbana nelle politiche del dopo catastrofe.
Emerge anche la consapevolezza che i risultati di cui si intravede la realizzazione non sono definitivamente acquisiti e che dunque c’è bisogno di continuare le nostre azioni. Per fortuna, emerge anche la volontà di partecipazione, di impegno e di coinvolgimento personale da parte degli associati.

Quali forme concrete possono assumere queste volontà?
Riepiloghiamo, con un poco di dettaglio, quanto già accennato nella precedente comunicazione.
Il Comitato direttivo, che è l’organismo di definizione dei programmi e di gestione dell’associazione, deve essere rinnovato. È composto di sette membri ed ognuno dei soci può candidarsi. Dunque ci si può impegnare diventando membri del Comitato direttivo.
Il Parco del Paglia comincia ad essere realizzato. Stanno giungendo a termine i lavori di mitigazione del rischio e presto si produrranno le progettazioni esecutive per connettere tra loro la rupe e la valle attraverso percorsi salutistici e socio-culturali; per sistemare la rete di sentieri che innervano il bacino idrico del Paglia nel tratto di sviluppo delle zone urbane; per diffondere lo sport di cittadinanza attraverso la realizzazione lungo i corsi del torrente Carcaione a Ciconia, del fosso dell’Abbadia ad Orvieto Scalo, dei fossi Albergo la Nona e del Leone a Sferracavallo di percorsi benessere, attraverso il recupero dell’impianto sportivo De Martino e la bonifica degli spazi limitrofi, attraverso il ripristino dell’impianto di pesca sportiva, attraverso migliorie agli impianti per le pratiche di sport popolari; per realizzare gli orti Urbani; per realizzare la Sentieristica ippo – ciclo – pedonale sui fossi Albergo la Nona e del Leone; sul fiume Paglia per il tratto Orvieto scalo – Porto di Pagliano e Parco del Tevere (sinistra idraulica) e Orvieto Scalo – Allerona e Parco di Villalba e di Monte Rufeno (Destra idraulica); sul Chiani per il collegamento con la ciclopista già esistente fino a Chiusi.
Per ognuno di questi temi vorremmo individuare dei gruppi di lavoro che rendano effettivo il senso della cosiddetta progettazione partecipata. Stiamo verificando l’interesse delle associazioni che abbiamo coinvolto, già nell’aprile del 2014, nell’Accordo tra le associazioni per il parco.
Dunque, la volontà di impegno dei soci di Val di Paglia bene comune potrebbe tradursi nella partecipazione a questi gruppi.
La riqualificazione urbanistica. Qualche tempo fa, per qualche giorno, hanno circolato copie semiclandestine della bozza di progetto immobiliare che Trenitalia e Busitalia avrebbero intenzione di realizzare ad Orvieto scalo per finanziare la sistemazione funzionale dello scalo passeggeri.
La volontà di impegno dei soci di Val di Paglia bene comune potrebbe tradursi in un contributo a rendere effettivamente partecipato il progetto di riqualificazione urbanistica.

La comunicazione. Il nostro sito web è fonte di informazioni e di documenti. Ci sarebbe da perfezionarlo. Come sarebbe da perfezionare la nostra presenza sui social. Sarebbe importante anche dotarci di una news letter periodica.
La volontà di impegno dei soci potrebbe tradursi nella partecipazione a queste attività apportando un contributo di tipo redazionale.

Le iniziative. In questi tre anni abbiamo messo in campo vari tipi di iniziative: le corvè civiche (le pulizie di vie e piazzette); gli allestimenti (le Code di Paglia, la Rotonda sul mare); le manifestazioni sportive (Bicincittà); le conferenze; i convegni (Il Sistema del Paglia. I problemi, i valori, Orvieto 20 dicembre 2013); le cene sociali e altro ancora.
La volontà dei soci potrebbe tradursi nell’assunzione di qualcuno degli oneri organizzativi e realizzativi di iniziative analoghe.

Tutto ciò ha il valore di una prima esemplificazione. Attiveremo ciò che saremo in grado di implementare e altro potremo integrare sulla base delle competenze e delle abilità de soci-collaboratori.

Rinnoviamo l’appello. Rispondete a questa lettera.
Diteci se siete interessati a figurare negli organismi o nei vari gruppi di lavoro che potremmo costituire. La causa del Paglia come bene comune ha ampi spazi.
A presto. Buona giornata

Il Direttivo

Campagna associativa 2016. Prima comunicazione (26 settembre)

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Cari soci, ma anche cari concittadini

Val di Paglia bene comune, la nostra associazione ha tre anni. Tre anni e mezzo ad essere precisi.
Tutti ci ricordiamo e fin troppo bene l’esondazione del Paglia che fu la catastrofica causa della sua costituzione; è venuto il momento di chiederci se sono ancora valide le ragioni e gli scopi per cui ci siamo associati.

Poniamoci qualche domanda.
– Gli abitati vulnerabili sono ora più sicuri?
– Oltre alla costruzione di alcune difese passive, si è messo mano alla sistemazione del reticolo fluviale?
– È migliorata la possibilità di accedere al fiume?
– Sono state condotte operazioni di rigenerazione ambientale?
E di riqualificazione urbanistica?
– È pronto un disegno complessivo che metta insieme la tutela del nostro territorio e lo sviluppo complessivo della comunità?

Ad ognuna di queste comande siamo purtroppo costretti a rispondere no. E, purtroppo, tutti questi no sono la conferma che le ragioni e gli scopi della nostra associazione sono validi e che Val di Paglia bene comune deve continuare la sua attività. Infatti è un suo merito specifico, attraverso tutte le iniziative realizzate, l’aver collocato i temi elencati sopra nell’agenda politica cittadina. Ma c’è ancora molto lavoro da fare perché siano attuati pienamente e non in qualche forma riduttiva.

Ecco allora che ricominciamo la Campagna associativa, un po’ trascurata l’anno scorso per i tantissimi impegni assunti di cui abbiamo cercato di dar conto.
Il 12 novembre faremo la nostra assemblea di cui presto invieremo l’ordine del giorno per consentire a ciascuno di inviare riflessioni e suggerimenti e di partecipare.
Fino ad allora cercheremo di contattare tutti soci, per il rinnovo dell’associazione e per sentire la disponibilità di impegno. Infatti, gli organismi (Direttivo e Collegio Revisori) sono da rinnovare e ci piacerebbe costituire gruppi di lavoro su specifici temi. Anche su questo, presto faremo circolare le nostre idee.

Intanto un appello. Rispondete a questa lettera.
Diteci se siete disponibili a darci una mano per le associazioni. Vi forniremo alcune schede e il blocchetto ricevute.
Diteci se siete interessati a figurare negli organismi o se avete qualche idea sui programmi che Val di Paglia bene comune potrebbe darsi.

A presto. Buona giornata

Il Direttivo

Orvieto come Cnosso. Presto pronto il labirinto di Orvieto scalo

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Finalmente! Si cominciano finalmente ad intravedere gli elementi salienti della più importante opera pubblica di questo inizio millennio, straordinario esempio di tutela ambientale, di sviluppo territoriale multisettore e di progettazione partecipata cui hanno contribuito, coordinandosi intelligentemente tra loro, tutti gli enti competenti dell’orvietano e della regione, e che tutta la città stava aspettando da tempo.
E’ quasi pronto il progetto organico per risollevare Orvieto e il suo territorio dallo stato di crisi e rimettere in moto lo sviluppo.
Orvieto’s Amazing Maze. The Eight World Wonder (L’ottava meraviglia del mondo: lo straordinario labirinto di Orvieto) è il claim già pronto a varcare gli oceani. E come Orvieto già fu la città degli Etruschi, del duomo, del Pozzo di San Patrizio, della caserma o del vino, d’ora in poi Orvieto sarà la città del Labirinto.

Accostare Orvieto a Cnosso, il modello classico di ospitalità turistica ad alto indice di permanenza, ha costituito la matrice di questo lavoro di visioning grazie al quale Orvieto e il suo territorio ormai possono guardare con fiducia al futuro. A differenza di quello di Cnosso, che ha un committente (Minosse) e un realizzatore (Dedalo), il labirinto di Orvieto Scalo è un’opera collegiale ma non anonima al cui interno, per rispetto alla tradizione, saranno chiusi gli autori. Speriamo tutti e per sempre come nello spirito della cosa.

Era difficile coordinare la realizzazione di infrastrutture stradali, di arginature contro il rischio idraulico, di interventi per la riqualificazione e il decoro urbani, di rifunzionalizzazione del trasporto passeggeri treno e autobus, di impianti illuminotecnici perché, oltre a svolgere la propria funzione, andassero a costituire quell’intrigo di architetture impossibile che fino ad oggi soltanto Escher, ma soltanto sulla carta e soltanto con riferimento ad edifici, aveva saputo soltanto immaginare. Nel Labirinto di Orvieto Scalo il groviglio, l’intrigo, il dedalo inestricabile raggiunge la perfezione concreta della materia e sarà impossibile uscirne indifferenti.

Per un rapidissimo virtual tour, partiamo dalla cosiddetta Porta di Orvieto.
Arguta l’apposizione di un marciapiede tra il centro commerciale e il casello dell’autostrada, cioè tra due “non luoghi”: indurrà all’errore qualsiasi pedone e farà arrabbiare qualsiasi automobilista. Sagace, invece, lasciare nell’oscurità la rete di stradine collaterali per dare alla zona l’effetto Bronx e dissuadere qualsiasi transito pedonale. Geniale far credere che da via Ulderico Stornelli si possa accedere al fiume: c’è una prima trappola costituita dalla variante, lì si diventa bersagli delle automobili; gli scampati poi si troveranno di fronte un muro d’argine che metterebbe in difficoltà anche l’Uomo Ragno, ma saranno continuamente allettati a tentare la scalata dalla pavimentazione pedonale della sommità che una mano crudele e cinica ha provveduto a stendere. Supponiamo che in una sorta di Pac-Man reale, qualcuno riesca ad issarsi sulla sommità del muro/terrapieno: allora percorrerà il sentiero fino ad arrivare alla balaustra del ponte dell’Adunata e lì sarà costretto a fermarsi. Oppure, tornando indietro, dovrà intuire l’utilità di una rampa fatta contro verso e scendere di un livello. Ma stavolta a bloccarlo, dopo aver individuato la via sotto il ponte, sarà un canale scoperto per le piogge meteoriche. Dentro il quale correrà effettivamente il rischio di cadere, allucinato dall’illuminazione del parco, proditoriamente spostata sulle rotonde della complanare. Zompando su un canale e su un fosso potrebbe voler traversare il Paglia sulla passerella, e qui sarà preda del caso. Infatti la passerella c’è, ma potrebbe anche non esserci per via dell’adeguamento alle mutate condizioni di rischio, impellente e continuamente rimandato. L’adeguamento, non il rischio! E che non si provi a prendere un treno, perché prima bisogna prendere un bus. Ma per l’una e l’altra cosa bisogna aver realizzato un nuovo centro commerciale! E su tutto c’è sempre il rischio inondazione, forse non per esondazione del fiume, ma per mancato deflusso delle acque di fognatura e piovane.

E’ solo un piccolo assaggio, ma ciascuno già vede quanto sia attrattivo il Labirinto per turisti slow, green e trekking e quanto bene assecondi i corretti stili di vita della popolazione. Altro che il Parco fluviale per la ricucitura urbanistica della parte moderna della città di Orvieto che valorizzava il reticolo fluviale del Paglia ai piedi della rupe.

Il Comune di Orvieto ci aveva assicurato che entro settembre avremmo avuto un Master Plan degli interventi sul reticolo fluviale in ambito urbano, dei rendering delle realizzazioni più significative e un accordo per la progettazione partecipata del Parco Urbano del Paglia. Sono stati fatti soltanto un paio di sopralluoghi.
Il Contratto di Fiume aveva pensato di realizzare un “focus” sullo stato dei cantieri. Pensiamo sia ancora a livello di intenzione.
Intanto i cantieri continuano scoordinati il loro lavoro: predispongono il Labirinto, non il Parco.

Il Direttivo

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Quarta cartolina: il fosso dell’Abbadia. Gli accessi al Parco e una prima buona notizia

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Questo è il sottopasso della strada della Direttissima (la foto è di aprile, si stava istallando il cantiere), in fondo si vede quello dell’autostrada. Sono stati realizzati sul percorso che il Fosso dell’Abbadia (non si vede, è oltre il terrapieno a sinistra) fa per immettersi nel Paglia. L’intervento su questa area può, anzi deve, considerare che di qui possono accedere al parco fluviale anche i suoi fruitori. Prima della chiusura ferragostana fervono i lavori: venite a vedere quanto è cambiato l’aspetto dell’area e provate ad immaginarne la sua sistemazione.
Orvieto scalo è stato costruito intorno alla stazione ferroviaria ed ha trovato la sua iniziale direttrice di espansione urbana a ridosso del fosso dell’Abbadia. Aree di rispetto e percorsi ciclo pedonali idonei che costeggino gli argini del fosso raggiungerebbero gran parte dell’abitato connettendo 2 parchi urbani, la scuola media, le zone residenziali, i negozi e gli uffici. Il percorso del fosso dell’Abbadia assumerebbe così una funzione di “arteria della mobilità dolce” essenziale al miglioramento della qualità della vita dei cittadini residenti ma anche di tutti quelli che vorranno fruire del parco fluviale raggiungibile, sul versante di Orvieto scalo anche dagli accessi di Piazza della Pace e di via Ulderico Stornelli.
Le considerazioni appena fatte per Orvieto scalo possono ripetersi, con variabili di contesto non di struttura, per Ciconia e per Sferracavallo: la ricucitura urbanistica della parte moderna della città di Orvieto potrebbe veramente ricominciare dalla valorizzazione del reticolo fluviale del Paglia ai piedi della rupe.
In questi giorni si sta lavorando anche sul tratto di confluenza del fosso dell’Abbadia con il Paglia. Per quest’area ci sono un progetto esecutivo del Comune e uno virtuale della Provincia su cui diremo qualcosa in un’altra cartolina. Venendo da Ciconia, appena superato il ponte dell’Adunata, prima di immettervi nella “Rotonda” date un’occhiata alla vostra destra. Rapida e fugace ché lo slalom è impegnativo: oltre le ruspe e il polverone potete vedere l’incannucciato regolare dell’orto di un privato. Ora, ripreso il controllo dell’autovettura, pensate che l’area potrebbe accogliere, tra l’altro, un sistema di orti sociali funzionale anche alle esigenze del vicino Polo scolastico. A proposito, quanti conoscono la meravigliosa “Valle degli Orti” che c’è alla Patarina lungo il Fosso Albergo La Nona?

Il Comune di Orvieto ci ha assicurato che entro settembre avremo un Master Plan degli interventi sul reticolo fluviale in ambito urbano, dei rendering delle realizzazioni più significative e un accordo per la progettazione partecipata del Parco Urbano del Paglia. Ci sembra un gran bella notizia e ringraziamo il Sindaco e l’ingegner Longhi per la loro disponibilità.
Viste le esperienze pregresse non ce ne vorranno se continueremo a sollecitare la cosa, se renderemo pubblici eventuali ritardi e/o riduzioni, se continueremo a scrivere le nostre cartoline.

Qui sotto un suggerimento sulla sistemazione delle difese idrauliche del fosso dell’Abbadia e degli altri fossi perché siano anche opportunità di connessione sociale.

A presto,
Il Direttivo
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Terza cartolina: la riva sinistra a valle del ponte dell’Adunata. Realizzare e manutenere

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Questa volta ci affacciamo dal ponte dell’Adunata guardando sulla riva sinistra del Paglia. Si sta realizzando una scogliera imponente ed una arginatura che si collegheranno a quelle previste sul torrente Fanello continuando, pensiamo, fino alla briglia trasversale di stabilizzazione del ponte.
Procedendo verso valle, con pochissimi aggiustamenti, sarebbe realizzabile un sentiero ippo-ciclo-pedonale (si definisce così) che arriva a Camorena: primo tratto di quello che potrebbe collegare Orvieto ai resti del porto romano di Pagliano. In altri termini: il percorso benessere dei cittadini potrebbe essere pronto entro l’anno; l’occasione di trekking urbano – archeologico per cittadini e per turisti, invece, prevista e realizzata in breve.
Un accesso a questa zona del parco sarebbe dal Centro artigianale di via delle Acacie, un altro da Ciconia. Per consentire quest’ultimo, la scogliera che si sta realizzando sotto l’arcata del ponte dell’Adunata deve essere percorribile: dunque, la sommità deve essere trattata in maniera che non sia dilavata dalle prime piogge, come successo e, soprattutto, devono essere adeguatamente canalizzate le acque chiare di fogna che hanno causato lo smottamento e la frana della precedente opera.
In relazione alla funzione di parco fluviale in tratto urbano, appare chiara l’importanza di canalizzare le acque meteoriche più a valle possibile; di realizzare un attraversamento utilizzando la briglia; di sistemare l’alveo risagomando il deposito di ghiaia; di ripristinare la riva di pesca sportiva. Segnaliamo anche la necessità di rimuovere e le camionate di terra inopportunamente trasportate sotto l’alberatura e di setacciare il suolo rimanente prima di provvedere all’inerbimento.

Torniamo a chiedere all’autorità politica (Comune), tecnica (Bonifica) ed esecutiva (ditte appaltatrici): una visione prospettica e un rendering che renda comprensibile l’aspetto del manufatto una volta terminato; l’impegno ad utilizzare le economie di cantiere per interventi, a progettazione partecipata, che consentano la fruizione pubblica del fiume. Stavolta aggiungiamo alle richieste anche quella di conoscere il piano di manutenzioni previsto per le opere in corso di realizzazione. Ah, una cosa piccola piccola, una verniciata alla ringhiera del ponte, è prevista?

Come già per la prima e la seconda cartolina, rimaniamo in attesa di risposte e opportunità di confronto.
Qui sotto ecco l’immagine, segnalataci da un cittadino, di come potrebbe essere un tratto del fiume Paglia.

A presto,
Il Direttivo

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Scarica il PDF: la-riva-sinistra

Seconda cartolina: la riva destra a valle del ponte dell’Adunata

p1030713_miniEcco ciò che si vede affacciandosi dal ponte dell’Adunata e guardando sulla riva destra del Paglia. Sappiamo che quest’arginatura arriverà fin sotto il depuratore e sarà di difesa passiva dalle acque di una eventuale piena per la zona di abitato più vulnerabile di Orvieto Scalo. E’ l’opera più imponente di quelle previste e torniamo a segnalare la mancanza di una visione prospettica e di un rendering che renda comprensibile l’aspetto del manufatto una volta terminato.
Per le ragioni spiegate nella prima cartolina, sospendiamo il giudizio riguardo l’efficacia e la congruenza.
Per ciò che concerne la possibilità che l’opera contribuisca alla rigenerazione urbanistica della zona, trasformando l’attuale “terra di nessuno” in un parco fluviale accessibile ed attrattivo, ecco qualche rapida considerazione e qualche quesito relativo.
L’impianto sportivo De Martino, il ciclodromo e le aree circostanti sono mantenute decorose solo dagli appassionati. Con pochi interventi mirati possono offrire opportunità e servizi e diventare impianti integrati per il Rugby, che registra uno straordinaria crescita di consenso qui ad Orvieto e per il ciclismo, oltre al ciclodromo sarebbe da ripristinare il tracciato per il cross e integrare quelli per Bmx e Mountain bike. Si costituirebbe un “polo per lo sport di cittadinanza”. Come verranno prese in considerazione le tante ipotesi fatte durante mesi di progettazione partecipata?
La lunga scogliera e il terrapieno, offrono opportunità per ampie passeggiate vicino al fiume e lontani dalle strade, anche quelle in costruzione. Come saranno pavimentate le sommità perchè siano “ippo-ciclo-pedonali”? E’ stata curata la percorribilità pedonale sotto il ponte e dunque l’accessibilità da Orvieto Scalo? Come si realizzerà l’accesso da via Ulderico Stornelli? Dove saranno posizionate le fontanelle? Cosa si pensa di piantumare? Come si realizzerà la passerella a valle della briglia?
Se quadri politici e tecnici dell’amministrazione comunale avessero curato una progettazione organica di riqualificazione, doverosa all’indomani della “piena”, avremmo già avuto le risposte. Che invece mancando diventano urgenti e necessarie ora. Da parte dell’autorità politica (Comune), tecnica (Bonifica) ed esecutiva (ditte appaltatrici) perché sia tutto chiaro lungo la catena dalla decisione alla realizzazione.
Chiudiamo questa cartolina con una battuta. Qualche tempo fa è stato presentato un progetto per la riqualificazione della cosiddetta Porta di Orvieto che riguarda il pezzo di SS 205 tra il casello e il Centro commerciale. E’ necessaria anche quella, ci mancherebbe, ma non prioritaria, né esclusiva. In assenza di qualsiasi attenzione al fiume e alla qualità della vita degli abitanti di questa zona, un nostro associato, sconsolato ha commentato: « è come aver messo il vestitino della festa ad una bambina senza cambiarle le mutandine sporche. Solo apparenza!»

Come già per la prima cartolina, rimaniamo in attesa di risposte e opportunità di chiarimento.
Qui sotto, una veduta del parco fluviale di Palazzolo sull’Oglio. Tra la prima immagine e questa misuriamo la distanza tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.
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