Questa non è una panchina

Venerdì 26 febbraio, nell’aiola di Piazza della Stazione, abbiamo posizionato quest’ opera. E’ una panchina? Se volete, sì: potete anche sedervici. Ma prima di farlo guardatela con attenzione e nei dettagli. Scoprirete così che è bella e che è molte altre cose.

E’ un’idea, è un esercizio di recupero e di riciclo, è l’esito di un laboratorio socio riabilitativo, è il frutto della generosa collaborazione di artigiani.

Proprio così, è l’idea che non ci si debba rassegnare al degrado urbano dei cosiddetti “non luoghi”, la stazione in questo caso, ma che si possa invece intervenire per mantenerli decorosi e abbellirli. Proprio così, è stato recuperato un vecchio fusto di benzina: non cercatene la marca, apprezzatene la nuova funzione e le nuove forme. Proprio così, l’opera è stata realizzata come attività laboratoriale da una decina di persone diversamente abili che, sotto la guida dei loro tutor, hanno fatto un’esperienza riabilitativa e prodotto un bene comune. Proprio così, la capacità fabbrile dell’artigiano ha risagomato la materia ed ha reso belle le superfici.

Per tutto ciò, quest’opera di arredo urbano è dunque un simbolo. Di sensibilità ambientale, di riqualificazione urbanistica, di sviluppo inclusivo, di partecipazione cooperativa, di generosa disponibilità a migliorare, di persistenza di valori.

Vorrebbe essere anche un’indicazione, per la classe dirigente, su come definire gli obbiettivi di crescita della nostra comunità e su come raggiungerli.

Grazie agli autori di quest’opera: al Centro socio-riabilitativo l’Albero delle Voci che ha curato la realizzazione; ai ceramisti Arpia, Ceramicarte, Fusari, La Torretta, Malentacchi, Mastro Paolo, Moretti; alla falegnameria Ermini Danilo; alla Bottega di Efesto; ad Orviet’ama. E grazie anche a chi, per modestia o riservatezza, preferisce che il suo contributo resti anonimo.

 

Scarica l’articolo: La non panchina

Comments are Closed