Lettera ai soci di fine 2016

Car@ soci@,

Eccoci ormai alla fine del 2016; è tempo di bilanci e anche noi proviamo a farne uno sulle cose delle quali ci siamo occupati.
I bilanci ufficiali, quelli delle istituzioni, sono obbligati a vedere il positivo anche dove non c’è e a parlare sempre del bicchiere mezzo pieno. Noi, che siamo un’associazione volontaristica di promozione sociale, possiamo concepire il bilancio in maniera critica e così attraverso le nostre considerazioni sullo stato delle cose, possiamo esercitare una funzione testimoniale su come quelle stesse avrebbero potuto essere.

Abbiamo visto i cantieri nell’alveo del Paglia. Dovevano costruire difese passive per proteggere da eventuali piene alcune zone di Orvieto Scalo e di Ciconia. Fin dall’inizio abbiamo monitorato i lavori e sollecitato i responsabili politici e tecnici perché fossero efficaci e perché gettassero le basi di un percorso di riqualificazione urbanistica e di rinaturalizzazione.
Ci sono stati accordati vari sopralluoghi a seguito dei quali abbiamo evidenziato una serie di incongruenze. Nonostante le rassicurazioni e le promesse, non è stato fatto niente per risolverle. Ad oggi purtroppo quelle incongruenze sono lì, sotto gli occhi di tutti quelli che li vogliono vedere.
È impossibile sostenere che la più importante opera pubblica degli ultimi decenni sia stata fatta “a regola d’arte”. Speriamo di non doverne mai sperimentare l’efficacia in caso di inondazioni; tutti i giorni però vediamo le brutture e sperimentiamo i disagi di argini incoerenti con il contesto urbano nel quale sono stati realizzati e con le funzioni sociali, di cittadinanza e di sviluppo, che in un contesto urbano si esercitano.

Il Consorzio di Bonifica per conto della Regione ha progettato e diretto lavori in autonomia come gli deriva dalle sue competenze idrauliche. Non ha saputo né voluto partecipare effettivamente il suo operato: né con le istituzioni locali, né con le associazioni di cittadini. Ha costruito terrapieni e muri di difesa passiva non considerando la possibilità di accesso al fiume da parte dei cittadini e dunque penalizzando ogni forma di mobilità dolce. E la manutenzione di quei manufatti preoccupa già da adesso.

Il Comune ha fatto propria soltanto la retorica relativa al Parco Fluviale. Non ha saputo o voluto esercitare la capacità di influenza che gli deriva dall’essere autorità politica locale e dunque espressione di una comunità. Manca ancora di un master plan d’area ed evita progettazioni partecipate: così facendo, invece che strategie di riqualificazione, propone solo episodiche realizzazioni. Di facciata e non strutturali. Il Parco fluviale diverrà significativo, per gli stili di vita della cittadinanza e per possibili utilizzazioni di economia sociale, soltanto quando si arriverà a considerare l’alveo del Paglia come uno spazio verde e baricentrico capace di interconnettere tra loro Sferracavallo, Orvieto Scalo e Ciconia e come un fulcro per interfacciare la città e il territorio sulla via dello sviluppo di comunità.

Il Contratto di Fiume è fermo. A maggio fu presentata una relazione sul suo processo di costituzione. Da allora si è in attesa che si trovino fondi per il funzionamento. Speriamo che quando ciò avverrà il Contratto di fiume migliori la sua capacità di comunicazione e di coinvolgimento e si dia organizzazione adeguata. Se no rischia di immiserire al particolare interesse di qualche lobby la sua funzione di strumento per lo sviluppo del territorio.
Considerazioni analoghe siamo portati a fare riguardo la Strategia per l’Area Interna dell’Orvietano.

Che fare in questa situazione? Ci stiamo riflettendo, ma sarà l’argomento della lettera di inizio d’anno.

Per il momento chiudiamo riconquistando una nota di serenità:
Buone Feste e Buon 2017.

Il Direttivo

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