Interventi sul fiume Paglia e i suoi affluenti: buone teorie e cattive pratiche?

Ecco il testo della lettera aperta inviata dall’associazione alle istituzioni e cortesemente pubblicata dai quotidiani orvietani on line.

Interventi sul Fiume Paglia e sui fossi affluenti: buone teorie e cattive pratiche.

Gentili signori,
paragonando le cose dette al Consiglio Comunale aperto che si è tenuto ad Orvieto il 18 febbraio e di cui siete stati gli autorevoli protagonisti con gli episodi cui si assiste andando sulle rive del fiume, in qualità di rappresentante (pro tempore) di una associazione di cittadini ho sentito necessario scrivervi questa lettera “aperta”.

La discussione in Consiglio Comunale è stata molto ricca di informazioni sulle modalità di affrontare la complessa questione del governo del fiume e del reticolo idrografico del Paglia, sugli strumenti di intervento per la messa in sicurezza e la riqualificazione urbanistica degli abitati, sulle risorse disponibili e sulla programmazione pluriennale dei lavori. Mi piace sottolineare che si è insistito sulla metodologia che sintetizzerei in tre parole/concetti: concertazione, coordinamento, partecipazione. Cioè individuazione politica delle priorità frutto del dialogo tra istituzioni e organizzazioni della cittadinanza intorno al tema territorio come bene comune, confronto istituzionale nella individuazione delle strategie di intervento, coordinamento sussidiario tra gli enti per la realizzazione coerente dei diversi subprogetti.

In questi giorni mi succede, insieme ad altri cittadini, di andare con una certa frequenza sulle rive del fiume e dei fossi che transitando i nostri abitati, nel fiume confluiscono. Non c’è altro modo per provare a capire cosa sta producendo l’animazione che si può intravedere anche da lontano. Si sta ripulendo l’alveo del fiume “cippando” i tronchi portati dalla corrente ed asportando limo e brecce. Sono lavori necessari, di “somma urgenza” e di “pronto intervento” secondo il lessico istituzionale, fatti “a compensazione” a cura della Provincia di Terni. Sui fossi invece è in corso il “soccorso tecnico urgente” effettuato dai Vigili del Fuoco in accordo con la protezione civile.
Ora, in attesa di conoscere il progetto di ricerca/intervento complessivo, sarebbe decisamente importante realizzare un disegno di massima della risagomatura che si vuol dare alle sponde del fiume e a quelle dei vari fossi affluenti almeno nel tratto prospicente Orvieto Scalo e Ciconia e compreso tra Pian de’ Poveri e l’Acquafredda. Una semplice mappa e un calendario degli interventi attraverso i quali raccogliere e dare espressione ad esigenze della collettività e al tempo stesso creare quel “consenso informato” che è almeno cortese verso la popolazione che ha subito danni e sta subendo e subirà i disagi della realizzazione delle opere. Questo disegno consentirebbe inoltre, dal punto di vista materiale, di dare continuità ai lavori riducendo tempi e costi di lavorazione e consentirebbe di finalizzare la presenza di macchine e squadre di operai per tracciare una minimale sentieristica pedonale e ciclabile. Pianificando ora gli interventi, in un paio di mesi si potrebbe disporre, a costo zero, di chilomentri di verde pubblico: una vera opportunità di miglioramento dei concreti fattori di quotidiana qualità della vita e una svolta salutistica per i residenti.  Invece della produzione di questo disegno della risagomatura delle sponde e della sua diffusione tra i cittadini, si assiste da parte di tecnici e funzionari di enti strumentali per la manutenzione del territorio ad ispezioni quasi intimidatorie ai cantieri e ad improvvisati sopralluoghi di campagna. L’impressione che ne ricava un osservatore profano, purtroppo però costretto dall’esperienza ad essere smaliziato, è che si vogliano riaffermare, possibilmente in maniera esclusiva le proprie competenze e che si vogliano costruire giustificazioni tecniche a future priorità.
In questa situazione è soltanto colore locale la ricolonizzazione dell’alveo del fiume da parte dei sedicenti ortolani; un fenomeno di grande rilievo sociale comunque da disciplinare.

La comparazione tra ciò che è avvenuto al Consiglio Comunale del 18 febbraio e ciò che sta succedendo in questi giorni sulle rive del fiume Paglia esemplifica la distanza che purtroppo esiste tra la buona teoria e la cattiva pratica nella programmazione di opere di interesse pubblico.
Con questa “lettera aperta” vogliamo denunciare le cattive pratiche perché chi ha l’autorità per intervenire a ricondurre i rapporti interistituzionali nell’alveo della corretta programmazione lo faccia; perché si accelerino i tempi di convocazione delle “conferenze di servizio” aperte anche alle organizzazioni di cittadini; perché siano adeguatamente considerate le istanze sociali della popolazione residente.

Signor Presidente della Regione, signor Presidente della Provincia, signor Sindaco ringaziandoVi per la vostra attenzione  Vi preghiamo di usare tutti i vostri poteri per non consentire che tra buone teorie e cattive pratiche si crei quello iato che rischia di svuotare le prime in vuota retorica e le seconde in disagi e danni economici, sociali e di salute per i cittadini.

Con sincera cordialità e fiducioso in un vostro positivo riscontro,
Enrico Petrangeli
Presidente (pro tempore)
dell’ Associazione Val Di Paglia Bene Comune


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