Orvieto come Cnosso. Presto pronto il labirinto di Orvieto scalo

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Finalmente! Si cominciano finalmente ad intravedere gli elementi salienti della più importante opera pubblica di questo inizio millennio, straordinario esempio di tutela ambientale, di sviluppo territoriale multisettore e di progettazione partecipata cui hanno contribuito, coordinandosi intelligentemente tra loro, tutti gli enti competenti dell’orvietano e della regione, e che tutta la città stava aspettando da tempo.
E’ quasi pronto il progetto organico per risollevare Orvieto e il suo territorio dallo stato di crisi e rimettere in moto lo sviluppo.
Orvieto’s Amazing Maze. The Eight World Wonder (L’ottava meraviglia del mondo: lo straordinario labirinto di Orvieto) è il claim già pronto a varcare gli oceani. E come Orvieto già fu la città degli Etruschi, del duomo, del Pozzo di San Patrizio, della caserma o del vino, d’ora in poi Orvieto sarà la città del Labirinto.

Accostare Orvieto a Cnosso, il modello classico di ospitalità turistica ad alto indice di permanenza, ha costituito la matrice di questo lavoro di visioning grazie al quale Orvieto e il suo territorio ormai possono guardare con fiducia al futuro. A differenza di quello di Cnosso, che ha un committente (Minosse) e un realizzatore (Dedalo), il labirinto di Orvieto Scalo è un’opera collegiale ma non anonima al cui interno, per rispetto alla tradizione, saranno chiusi gli autori. Speriamo tutti e per sempre come nello spirito della cosa.

Era difficile coordinare la realizzazione di infrastrutture stradali, di arginature contro il rischio idraulico, di interventi per la riqualificazione e il decoro urbani, di rifunzionalizzazione del trasporto passeggeri treno e autobus, di impianti illuminotecnici perché, oltre a svolgere la propria funzione, andassero a costituire quell’intrigo di architetture impossibile che fino ad oggi soltanto Escher, ma soltanto sulla carta e soltanto con riferimento ad edifici, aveva saputo soltanto immaginare. Nel Labirinto di Orvieto Scalo il groviglio, l’intrigo, il dedalo inestricabile raggiunge la perfezione concreta della materia e sarà impossibile uscirne indifferenti.

Per un rapidissimo virtual tour, partiamo dalla cosiddetta Porta di Orvieto.
Arguta l’apposizione di un marciapiede tra il centro commerciale e il casello dell’autostrada, cioè tra due “non luoghi”: indurrà all’errore qualsiasi pedone e farà arrabbiare qualsiasi automobilista. Sagace, invece, lasciare nell’oscurità la rete di stradine collaterali per dare alla zona l’effetto Bronx e dissuadere qualsiasi transito pedonale. Geniale far credere che da via Ulderico Stornelli si possa accedere al fiume: c’è una prima trappola costituita dalla variante, lì si diventa bersagli delle automobili; gli scampati poi si troveranno di fronte un muro d’argine che metterebbe in difficoltà anche l’Uomo Ragno, ma saranno continuamente allettati a tentare la scalata dalla pavimentazione pedonale della sommità che una mano crudele e cinica ha provveduto a stendere. Supponiamo che in una sorta di Pac-Man reale, qualcuno riesca ad issarsi sulla sommità del muro/terrapieno: allora percorrerà il sentiero fino ad arrivare alla balaustra del ponte dell’Adunata e lì sarà costretto a fermarsi. Oppure, tornando indietro, dovrà intuire l’utilità di una rampa fatta contro verso e scendere di un livello. Ma stavolta a bloccarlo, dopo aver individuato la via sotto il ponte, sarà un canale scoperto per le piogge meteoriche. Dentro il quale correrà effettivamente il rischio di cadere, allucinato dall’illuminazione del parco, proditoriamente spostata sulle rotonde della complanare. Zompando su un canale e su un fosso potrebbe voler traversare il Paglia sulla passerella, e qui sarà preda del caso. Infatti la passerella c’è, ma potrebbe anche non esserci per via dell’adeguamento alle mutate condizioni di rischio, impellente e continuamente rimandato. L’adeguamento, non il rischio! E che non si provi a prendere un treno, perché prima bisogna prendere un bus. Ma per l’una e l’altra cosa bisogna aver realizzato un nuovo centro commerciale! E su tutto c’è sempre il rischio inondazione, forse non per esondazione del fiume, ma per mancato deflusso delle acque di fognatura e piovane.

E’ solo un piccolo assaggio, ma ciascuno già vede quanto sia attrattivo il Labirinto per turisti slow, green e trekking e quanto bene assecondi i corretti stili di vita della popolazione. Altro che il Parco fluviale per la ricucitura urbanistica della parte moderna della città di Orvieto che valorizzava il reticolo fluviale del Paglia ai piedi della rupe.

Il Comune di Orvieto ci aveva assicurato che entro settembre avremmo avuto un Master Plan degli interventi sul reticolo fluviale in ambito urbano, dei rendering delle realizzazioni più significative e un accordo per la progettazione partecipata del Parco Urbano del Paglia. Sono stati fatti soltanto un paio di sopralluoghi.
Il Contratto di Fiume aveva pensato di realizzare un “focus” sullo stato dei cantieri. Pensiamo sia ancora a livello di intenzione.
Intanto i cantieri continuano scoordinati il loro lavoro: predispongono il Labirinto, non il Parco.

Il Direttivo

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